Arcobaleno
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A un'amico perduto

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Messaggio Da Dolcestella Ven Apr 18, 2008 4:28 pm

Era una sera di metà settembre, era l’ultimo giorno di vacanza e avevo nove anni.
Lui si chiamava Antonio, aveva concluso la quinta elementare ed era innamorato di me.
Non so se ero anch’io innamorata di lui, ma era il primo ragazzino che mi faceva la corte e la cosa mi lusingava.
Nessuno prima mi aveva mai preso in considerazione ed io ne soffrivo molto.
In quella fase della mia vita ero proprio un brutto anatroccolo: alta alta, magra magra, persa nei miei pensieri, non avevo nulla di quell’aspetto femminile che invidiavo alle mie cugine, tutte belle, ormai “grandi”, avvenenti e ammirate.
Io, invece, non avevo niente di loro e del loro fascino, né gli occhi scuri e lucenti né i capelli neri che mi piacevano tanto e men che meno una chioma ondulata come era di moda.
I miei capelli erano biondi, lunghi e lisci, generalmente raccolti a coda di cavallo o in due trecce.
Avevo, però, occhi verdi come quelli di mia sorella e la cosa mi confortava, altrimenti avrei creduto di essere stata scambiata nella culla, perché sembrava che non assomigliassi a nessuno in famiglia e la cosa non mi piaceva affatto.
Ma quella sera, dopo un’estate di giochi a nascondino, lanci di palla prigioniera e nuotate nel mare azzurro, mentre tutto il nostro gruppetto di amici si riposava dopo una corsa a perdifiato stando seduti sui gradini della Chiesetta del Cuore di Gesù, Antonio vicino a me estrasse dalla tasca dei pantaloncini una mela verde, acerba, piccolina.
I suoi occhi sempre ridenti e un po’ beffardi si fecero seri e mi disse in un sussurro:
“Tieni, l’ho rubata per te. Mi sono arrampicato sull’albero del mio vicino di casa e l’ho raccolta per te. Se l’accetti vuol dire che sei la mia ragazza”.
Nessuno prima mi aveva fatto una proposta simile e la faccenda mi sembrò di poco impegno, in fondo dovevo solo accettare quel pegno d’amore a occhio e croce immangiabile, ma di un colore bellissimo e al tatto liscio e vellutato.
Accettai il regalo e la novità di avere finalmente un pretendente anch’io.
L’indomani c’era la partenza per il ritorno a casa, a scuola, alla vita di sempre, ma tornata in città custodii la mela per un po’ di giorni finchè marcì e la gettai via.
Un altro anno di scuola, gli esami finali e le nuove vacanze che per me erano il periodo vero di vita, di libertà e di ritorno agli amici di sempre.
Ero un po’ emozionata anche all’idea di ritrovare Antonio e mi chiedevo cosa ne era stato di lui quando riprendendo i giochi abituali non lo rividi tra noi.
Non osavo chiedere apertamente sue notizie per non essere presa in giro dagli altri ragazzi, credevo che preferisse i compagni più grandi ritenendo il nostro gruppetto quello dei piccolini, perchè a quell’età un anno in più o in meno ha sempre fatto la differenza.
Non era così.
Una sera che tornavo con la mamma e mia sorella dalla spiaggia lo incontrai solo, sporco, sudato e stanchissimo.
Mi sorrise appena e tirò dritto.
Non avevo bisogno di spiegazioni.
Tornava dalla cava che arruolava maestranze di ogni età tra gli abitanti dei dintorni.
Antonio non giocava più con noi, perché lavorava e non aveva di sera la forza per giocare.
Non l’ho più rivisto e, tranne il nome, non so altro di lui.
Ho impiegato anni a capire come la vita degli uomini fosse diversa e data per scontata, soprattutto da quelli che sconti maggiori hanno ricevuto.

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