La mietitura nei tempi passati
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La mietitura nei tempi passati
Nel mese di giugno del 1925 io avevo 12 anni, ma ero già
a adatta a fare tutti i lavori del podere: il più faticoso era la mie-
titura del grano, che si faceva tutta con la falcetta a mano.
I contadini facevano venire gli operai, uomini e donne dai pa-
esi lontani, cioè da Prata e da Montieri. A quei tempi doveva-
no venire a piedi perché non c'era nessun mezzo e venivano
qui nella maremma a mietere il grano per una ventina di gior-
nio più e arrivavano già stanchi dal viaggio. Per la strada ave-
A vano incontrato i pastori con il loro gregge che andavano in
montagna, a piedi pure loro, con il cane, il somarello e tutta la
famiglia.
Questi operai arrivavano a destinazione in serata, molto stan-
chi dal viaggio, facevano cena insieme ai datori di lavoro con
pane zuppo, fagioli conditi una fetta di pancetta e un po' di
formaggio. Parlavano con il capoccia del prezzo, che era di una
, lira e venti centesimi al giorno, e poi riempivano delle balle di
. paglia per procurarsi il letto e dormire.
La mattina si alzavano alle cinque e cominciavano il lavoro
. che gli era stato assegnato. Alle otto facevano colazione; un
bel vassoio di panzanella condita con sale, olio, aceto e anche l'
A una cipollina novella.
Poi ripartivano con i loro arnesi: la falce, l’affilatoio, con la
« pietra arrotatoia dentro al corno e un fiasco d’acqua_. Si schie-
ravano nei campi a gruppi di tre: ognuno prendeva la sua par-
ticella e procedevano a coda di rondine, cioè uno, che era il
capo falce, andava avanti e gli altri due, che erano i pedini, lo
seguivano. Il capo falce, faceva il legaccio con la stessa paglia
del grano e cominciava a fare il balzo, gli altri due dietro lo
finivano di empire e dietro c'era il legarello che li legava tutti.
Facevano a gara a chi arrivava prima in fondo al campo.
. A mezzogiorno si fermavano per il pranzo, all’ombra di una
pianta perché il sole era molto cocente, mentre già era arrivata
la massaia con il vitto: una bella zuppiera di zuppa di fagioli e
pa bietole, una pentola di fagioli conditi con olio e sale, zucca
` lessa, pane, e un bel fiasco d’acqua, chi aveva le pecore anche
un po' di formaggio. Si mettevano seduti sopra un balzo di
grano a forma di cerchio e a turno si servivano la mensa.
* Dopo un piccolo riposino, riprendevano il lavoro, ognuno al
È, suo posto fino a tarda sera. Prima di andare a cena dovevano
, riunire tutti i balzi e fare i montini a regola d’arte perché non
ci entrasse l'acqua, ché dovevano stare diversi giorni nel cam-
po prima di essere portati nell’aia.
si Quando io sono cresciuta, già era cambiato qualche cosa, ma
, non molto! Cominciava a esserci qualcuno che aveva la
mietilega: era una macchina che mieteva e legava i balzi con
· lo spago e veniva trainata da due paia di buoi un paio al tiro e
l’altro al trapelo. Si cominciava facendo le strade con la falce
i tutto a giro tondo nei campi perché non venisse calpestato al
primo giro e poi a raccattare le spighe che perdeva la macchi-
_ na. Spesse volte faceva qualche balzo sciolto che si doveva rile-
gare a mano.
I La sera non si lasciavano i balzi sparsi nel campo, ma si dove-
vano riunire a monticelli; si cominciava con cinque balzi, poi
quattro, poi tre, poi due e poi uno, così si chiudeva il montino
che doveva stare lì un paio di settimane o più prima di essere
5 portato nell’aia.
Poi c’erano i posti scomodi, in collina, in cui non si poteva
usare la mietilega poiché c’erano le piante e le macie di
sassi, allora si usava la falciatrice. In questa si era messo
un apparecchio che facesse il balzo, però lo lasciava sciolto
e così si doveva andargli dietro a legarlo e scansarli per ri=
passare col giro successivo.
Questi operai che erano dal loro paesi tutti allegri e contenti
di andare in Maremma,dopo esserci stati una ventina di giorni
a lavorare, tornavano a casa mal conci e stanchi.
Gli amici gli chiedevano:" Dove siete stati?" Con un filo
di voce rispondevano: "In Maaareemmaaa..."
Come vedete anche noi nel passato eravamo con lavori faticosi ,ma molto più sereni con meno pretese.Adesso ci sono macchinari speciali fatiche meno ,però nessuno non lo vuol fare
a adatta a fare tutti i lavori del podere: il più faticoso era la mie-
titura del grano, che si faceva tutta con la falcetta a mano.
I contadini facevano venire gli operai, uomini e donne dai pa-
esi lontani, cioè da Prata e da Montieri. A quei tempi doveva-
no venire a piedi perché non c'era nessun mezzo e venivano
qui nella maremma a mietere il grano per una ventina di gior-
nio più e arrivavano già stanchi dal viaggio. Per la strada ave-
A vano incontrato i pastori con il loro gregge che andavano in
montagna, a piedi pure loro, con il cane, il somarello e tutta la
famiglia.
Questi operai arrivavano a destinazione in serata, molto stan-
chi dal viaggio, facevano cena insieme ai datori di lavoro con
pane zuppo, fagioli conditi una fetta di pancetta e un po' di
formaggio. Parlavano con il capoccia del prezzo, che era di una
, lira e venti centesimi al giorno, e poi riempivano delle balle di
. paglia per procurarsi il letto e dormire.
La mattina si alzavano alle cinque e cominciavano il lavoro
. che gli era stato assegnato. Alle otto facevano colazione; un
bel vassoio di panzanella condita con sale, olio, aceto e anche l'
A una cipollina novella.
Poi ripartivano con i loro arnesi: la falce, l’affilatoio, con la
« pietra arrotatoia dentro al corno e un fiasco d’acqua_. Si schie-
ravano nei campi a gruppi di tre: ognuno prendeva la sua par-
ticella e procedevano a coda di rondine, cioè uno, che era il
capo falce, andava avanti e gli altri due, che erano i pedini, lo
seguivano. Il capo falce, faceva il legaccio con la stessa paglia
del grano e cominciava a fare il balzo, gli altri due dietro lo
finivano di empire e dietro c'era il legarello che li legava tutti.
Facevano a gara a chi arrivava prima in fondo al campo.
. A mezzogiorno si fermavano per il pranzo, all’ombra di una
pianta perché il sole era molto cocente, mentre già era arrivata
la massaia con il vitto: una bella zuppiera di zuppa di fagioli e
pa bietole, una pentola di fagioli conditi con olio e sale, zucca
` lessa, pane, e un bel fiasco d’acqua, chi aveva le pecore anche
un po' di formaggio. Si mettevano seduti sopra un balzo di
grano a forma di cerchio e a turno si servivano la mensa.
* Dopo un piccolo riposino, riprendevano il lavoro, ognuno al
È, suo posto fino a tarda sera. Prima di andare a cena dovevano
, riunire tutti i balzi e fare i montini a regola d’arte perché non
ci entrasse l'acqua, ché dovevano stare diversi giorni nel cam-
po prima di essere portati nell’aia.
si Quando io sono cresciuta, già era cambiato qualche cosa, ma
, non molto! Cominciava a esserci qualcuno che aveva la
mietilega: era una macchina che mieteva e legava i balzi con
· lo spago e veniva trainata da due paia di buoi un paio al tiro e
l’altro al trapelo. Si cominciava facendo le strade con la falce
i tutto a giro tondo nei campi perché non venisse calpestato al
primo giro e poi a raccattare le spighe che perdeva la macchi-
_ na. Spesse volte faceva qualche balzo sciolto che si doveva rile-
gare a mano.
I La sera non si lasciavano i balzi sparsi nel campo, ma si dove-
vano riunire a monticelli; si cominciava con cinque balzi, poi
quattro, poi tre, poi due e poi uno, così si chiudeva il montino
che doveva stare lì un paio di settimane o più prima di essere
5 portato nell’aia.
Poi c’erano i posti scomodi, in collina, in cui non si poteva
usare la mietilega poiché c’erano le piante e le macie di
sassi, allora si usava la falciatrice. In questa si era messo
un apparecchio che facesse il balzo, però lo lasciava sciolto
e così si doveva andargli dietro a legarlo e scansarli per ri=
passare col giro successivo.
Questi operai che erano dal loro paesi tutti allegri e contenti
di andare in Maremma,dopo esserci stati una ventina di giorni
a lavorare, tornavano a casa mal conci e stanchi.
Gli amici gli chiedevano:" Dove siete stati?" Con un filo
di voce rispondevano: "In Maaareemmaaa..."
Come vedete anche noi nel passato eravamo con lavori faticosi ,ma molto più sereni con meno pretese.Adesso ci sono macchinari speciali fatiche meno ,però nessuno non lo vuol fare
Dolcestella- ViceAdmin
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Numero di messaggi : 1867
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[td]Arcobaleno[/td]
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Data d'iscrizione : 03.10.07
Re: La mietitura nei tempi passati
Io ricordo che nella mietitura andavamo tutti i ragazzini a fare mazzetti di spighe nei campi già mietato, ricordo che a volte ero scalza che doloreeeeeeeeee oppure erano ciabbattine che nn coprivano granchè.. però ero felice giornate indimenticabili ricordo ancora oggi quei piatti di pasta asciutta che portavano le donne nei campi e li tutti seduti per terra che si pranzava.la mia famiglia era molto grande e poi il bello era che si riuniva tutto il quartiere diciamo 5 case massimo 6 ed si era molti uniti come una comunità voglio raccontarvi altri ricordi alla prossima
terry- Madame
-
Numero di messaggi : 3559
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[td]Stupido è chi stupido fa[/td]
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Data d'iscrizione : 22.10.07
Arcobaleno :: GENERALE :: DISCUSSIONI
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