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Messaggio Da Ospite Mar Dic 02, 2008 9:03 pm

CANI E GATTI
Quel dolce problema ... Il Diabete

"Non è possibile, non pensavo potesse succedere anche a loro!".
È la classica affermazione del proprietario quando mi capita di diagnosticare ad un animale il diabete mellito.

Questa patologia non è sicuramente appannaggio della specie umana anzi colpisce attualmente cani e gatti con maggior frequenza rispetto al passato sia perché la loro vita media è decisamente aumentata, sia per le mutate condizioni di vita (eccessiva alimentazione, sedentarietà, ecc.) che rappresentano importanti fattori a rischio.

Tralasciando forme rare o particolari, il diabete classico è una patologia causata dalle cellule beta del pancreas che divengono, per diversi motivi, incapaci di produrre una quantità sufficiente di insulina, l'ormone che consente l'utilizzo del glucosio da parte dell'organismo animale.

Ne consegue un alterato metabolismo di zuccheri, aminoacidi ed acidi grassi. Il glucosio, accumulandosi nel sangue, innalza la cosiddetta "glicemia" e superata una certa quantità passa anche nelle urine provocando la nota "glicosuria". Con valori molto elevati l'organismo produce corpi chetonici che oltre a passare anch'essi nelle urine conferiscono all'alito il caratteristico odore di acetone.

Esistono forme di diabete che riconoscono una causa genetica predisponente la quale, associata ai già citati fattori a rischio, provoca lo scatenarsi della malattia. Esistono anche forme della patologia provocate da particolari sostanze, dette diabetogene, sia di tipo farmacologo (es. cortisonici) sia di tipo ormonale (progesterone).

Quest'ultimo fisiologicamente prodotto dall'ovaio sia in gravidanza che durante buona parte del ciclo estrale ed usata farmacologicamente per interrompere il calore del cane ha una struttura chimica molto simile all'insulina. Una elevata concentrazione di progesterone può quindi inibire la produzione di quest'ultima. Non a caso il diabete si riscontra maggiormente nei cani di sesso femminile.

I sintomi che devono allarmare il proprietario sono l'aumento notevole della sete (polidipsia) e della quantità di urine emesse (poliuria) associate a disturbi alimentari.

Come già detto nei casi gravi compare in bocca l'odore di acetone.

Subentrano poi, come complicanze della malattia, una repentina opacizzazione del cristallino che porta il soggetto rapidamente alla cecità, una minor resistenza alle infezioni soprattutto urinarie e cutanee, lipidosi epatica e turbe neurologiche.

La diagnosi viene fatta ambulatorialmente misurando la glicemia a digiuno possibilmente a breve distanza dal prelievo o verificando la presenza di glucosio e corpi chetonici nelle urine. La terapia nei nostri animali vede come unico caposaldo l'utilizzo di insulina in quanto i ben noti ipoglicemizzanti orali impiegati nell'uomo su di essi hanno pochissima efficacia. Ad essa va associato un rigoroso controllo dell'alimentazione, qualitativamente e quantitativamente.

Esiste in commercio un'insulina studiata appositamente per cani e gatti con una durata terapeutica di circa 24 ore.

Purtroppo non tutti gli organismi rispondono in modo uniforme alla somministrazione dell'ormone. Solitamente è necessario verificare più volte glicemia e glicosuria nell'arco della giornata e in più giorni consecutivi prima di giungere ad una dose ottimale di insulina da somministrare.

Nelle cagne può rivelarsi molto utile la sterilizzazione chirurgica mediante ovariectomia.

La sopravvivenza media di un animale diabetico in terapia è stimata normalmente tra i due e i cinque anni. Naturalmente animali malati non curati giungono a morte in un tempo abbastanza breve. Come per l'uomo la prevenzione deve basarsi soprattutto sul controllo dei fattori a rischio tra cui l'obesità occupa sicuramente un posto di primo piano. A tal proposito mi preme ricordare che i nostri animali non sono lo sfogo per i nostri "dolci" desideri repressi né un modo per ridurre la frazione umida della spazzatura di casa.

a cura del veterinario Dr. Giovanni Gallotti
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