paradisi fiscali come funzionano
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paradisi fiscali come funzionano
Paradisi fiscali, come funzionano e perché arricchiscono pochi e danneggiano molti
L'evasione fiscale in Europa sfiora i mille miliardi di euro all'anno, di cui ben 180 miliardi imputabili all'Italia, su cui grava una tassazione record in Europa, pari al 44%. E nel Belpaese il 27% del denaro da destinare al fisco viaggia verso i paradisi fiscali
Paradisi fiscali, società off shore, black list. Tutti ne parlano, molti li condannano, alcuni (più segretamente) li cercano. L'Agenzia delle entrate puntualizza una serie di obblighi per chi ha rapporti con i paradisi fiscali. Il fisco, in altre parole, impone a tutti coloro che hanno una partita Iva l'obbligo di comunicare ogni operazione compiuta con soggetti residenti nei paesi compresi nella cosiddetta "black list".
E' uno dei vari interventi per stringere il cerchio attorno all'evasione fiscale "off shore" (letteralmente "in alto mare", cioè extraterritoriale). Ma che cosa fa di un paese un paradiso fiscale? E quale danno provocano all'economia mondiale (e più o meno direttamente alle nostre tasche)?
Paradiso "fiscale" ma non solo
Cominciamo col dire che la definizione di paradiso fiscale è riduttiva, nel senso che i vantaggi che si possono ricavare non hanno a che fare solo con la tassazione. In senso più ampio, un paradiso fiscale è una giurisdizione che permette di evadere o eludere (cioè aggirare in maniera "legale") regole che in un altro Paese sono più restrittive. Oltre a quelle fiscali, ci sono per esempio quelle bancarie, sul riciclaggio del denaro o anche le normative commerciali e tecniche.
Ci sono dunque delle specializzazioni internazionali. Alcuni paesi sono più ricercati per alcune operazioni, altri per altre. Alle Isole Cayman, per esempio, è registrato più dell’80% degli hedge fund (i fondi altamente speculativi) del mondo. La Svizzera invece è nota per il suo segreto bancario.
In ogni caso le caratteristiche principali di un paradiso fiscale sono tre:
1. una tassazione particolarmente bassa o nulla per i soggetti non-residenti;
2. la mancanza di scambio di informazioni con le autorità tributarie di altri Stati e la mancanza di trasparenza;
3. il segreto bancario molto spinto.
Il meccanismo incriminato
Sicuramente la motivazione fiscale resta prioritaria. Vediamo con un esempio come vengono sfruttati i vantaggi della tassazione agevolata:
Soggetto A: multinazionale che vende abbigliamento con sede legale in Italia.
Soggetto B: azienda che produce materialmente i capi residente in un paese con bassi costi del lavoro (es. Cina),
Soggetto C: filiale dell'impresa italiana A residente in un paradiso fiscale (es. Panama).
• I capi d'abbigliamento vengono confezionati da B a un costo di 10 euro l'uno e vengono venduti ai consumatori in Italia a 100 euro. Se il passaggio avvenisse direttamente da B ad A, quest'ultima avrebbe un utile (semplificato) di 90 euro e dovrebbe pagare le tasse su questo profitto con le aliquote previste in Italia.
• Ma l’impresa A costituisce una filiale C in un paradiso fiscale. Sarà quest'ultima ad acquistare il capo d'abbigliamento da B a 10 euro e a rivenderlo a sua volta alla casa madre A a 100 euro. A questo punto l'utile di 90 euro risulta realizzato nel paradiso fiscale dove non esiste una tassazione dei profitti. In Italia non risulta alcun utile perché la casa madre ha comprato e rivende allo stesso prezzo. Quindi non ci sono tasse da pagare.
• In alcuni casi la vendita finale può risultare anche in perdita (per esempio se A compra da C a 110 euro) e quindi la società italiana può addirittura beneficiare di sgravi fiscali e altre forme di sostegno. Pagate da tutti i contribuenti.
clarisweb- ADMIN
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Re: paradisi fiscali come funzionano
mi so persa tra a -b-c- ma che azzo di giro fanno
terry- Madame
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[td]Stupido è chi stupido fa[/td]
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Re: paradisi fiscali come funzionano
Ezio Greggio, un Tapiro per lo stipendio pagato all'estero
Dei 23 milioni di euro percepiti in 4 anni a Striscia, 15 sono andati a lui (residente a Monaco) e 8 in una società con sede a Dublino...
Ezio Greggio potrebbe essere delle prossime vittime di Striscia La Notizia. Se le indagini dell’Agenzia delle Entrate a suo carico dovessero scovare qualcosa di sporco sui suoi conti (rigorosamente esteri), come riporta un dettagliato articolo sul Fatto Quotidiano, lo showman sarebbe il primo caso di conduttore “attapirato”.
Del suo ricco cachet, 23 milioni di euro versati in 4 anni da Mediaset (24mila euro a puntata), dal 2009 al 2013, 15 sono finiti direttamente a lui, che risiedendo però nel principato di Monaco, uno dei paradisi fiscali più noti, dovrebbe versare allo stato italiano una ritenuta del 30% sul totale anziché del 40% e oltre che dovrebbe sborsare se residente in Italia. Gli altri 8 sono andati alla Wolf Pictures Ltd, società con sede a Dublino a cui il conduttore ha ceduto i diritti sulla sua immagine, poi venduti a Mediaset.
A tutto ciò si aggiunga che la residenza monegasca, riporta sempre il Fatto non vale a Greggio solo vantaggi fiscali. È capitato infatti che per partecipare a una puntata di Paperissima, ai 60mila euro di cachet ne siano stati aggiunti 25mila per le spese di viaggio da Monaco. Come si dice, se tre indizi fanno una prova, questi di sicuro fanno un bel Tapiro.
clarisweb- ADMIN
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